TUTTI I GATTI DELLA MIA VITA

Il pianeta dei gatti era un affascinante mistero per me... li consideravo piccole sfingi pelose alle quali peraltro non mi ero mai avvicinata, troppo assorta dai cani, sempre stati presenti nella mia vita, sino dalla più tenera età. Poi casualmente entrò a far parte della famiglia un gattino grigio, era di madre Norvegese delle Foreste e capii cosa vuol dire avere un gatto, anzi: "vivere con un gatto". Un fedele compagno, partecipe e nello stesso tempo discreto, attento ad ogni avvenimento bello o brutto che fosse. Crescendo MAO si rivelò un enorme gattone di Kg. 8 abbondanti, affettuosissimo e coccolone prese velocemente possesso della "tribù" degli Spitz dei quali divenne il capo indiscusso.

 
  Poi arrivò HEIDI, una gattina bianca che qualcuno depositò una fredda mattina davanti al mio cancello. Era una vera cacciatrice e con lei furono battaglie all'ultimo pelo per levarle dalla bocca un numero impressionate di vari animaletti ancora vivi che mi portava come regalo. Però... non si adattò mai alla vita di casa, lei voleva uscire e di lì a poco trovò purtroppo la morte per colpa di una macchina troppo veloce... Se ne andò nelle mie braccia, lasciandomi ancora una volta smarrita...
Io non lo sapevo ancora ma c'era un posto ancora vacante nel mio cuore (ma come è facile fare posto in questo cuore!!) arrivò il mio bellissimo BLUE, Persiano Color Point Blue Point comprato in una esposizione dove ero andata solo a "vedere". Lui mi guardò con quegli occhi così azzurri e seppi che era ciò che avevo sempre desiderato da un gatto... Il suo carattere fantastico, rilassante e dolcissimo mi fecero desiderare anche una gattina, la mia Ludmila, che portai a casa addirittura dalla Russia.
 
LUDMILA
Sono passati mesi da quando la mia gattina bianca si è addormentata per sempre tra le mie braccia e la ferita mi duole ancora così tanto... non trovavo neanche il coraggio di scrivere un rigo per lei, quasi per ingannare me stessa come se nulla fosse accaduto... Ludmila non c'è più, se ne è andata dopo tante sofferenze a solo due anni, per una malattia genetica non diagnosticata prima... Ed io ho ancora negli occhi quel batuffolino bianco che ho portato a casa dalla Russia in un freddo mattino invernale e col quale l'equipaggio dell'aereo giocava, le sue mossettine spavalde, le sonorissime fusa, il cercare le carezze infilando la bella testina sotto la mia mano... solo il tempo, grande medico, lo so per amara esperienza, mitigherà il mio dolore per la sua perdita anche se ho la certezza che conserverò il suo ricordo stretto nel mio cuore, fino a che avrò vita.
Nadya